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    venerdì 28 dicembre 2012

    A due anni dal guasto alla diga di Montedoglio......


    Ancora nulla è stato fatto per risistemare il muro crollato. Il livello dell'acqua è risalito a seguito delle ultime abbondanti piogge e anche per la nomina del rappresentante valtiberino in Ente Acque la vicenda si è arenata
    Domani saranno passati due anni esatti dalla grande paura del 29 dicembre 2010, quando in tarda serata la diga di Montedoglio combinò quel tremendo "scherzo" alla popolazione della vallata, rimettendo in discussione la fama di infrastruttura solida e sicura che per oltre 20 anni aveva fatto dormire a tutti sonni tranquilli. Un pezzo della parete di sfioro si staccò all'improvviso e milioni di metri cubi fuoriuscirono nel giro di poche ore con una velocità impressionante. Fu una notte di paura per gli abitanti di Santafiora, che furono costretti a sfollare e che tuttora non si sentono assolutamente rassicurati. Cosa è successo di nuovo in questi 24 mesi? Che la commissione d'indagine "capitanata" dall'ingegner Enzo Boschi, ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha detto la sua sulle probabili cause del guasto nel novembre 2011: il cemento con il quale è stata eretta la parete era di scarsa qualità. Tutto qui, per il momento, salvo il fatto che il livello dell'invaso – trasformato in una sorta di palude dalla perdurante siccità estiva – si è di nuovo innalzato a seguito delle abbondanti piogge di novembre e dicembre, anche se il massimo attuale è inferiore di almeno una decina di metri rispetto a quello originario. E sempre nel novembre del 2011, al vecchio Ente Irriguo si è sostituito l'Ente Acque Umbre Toscane, nuovo organismo gestore di Montedoglio che ha catalizzato l'attenzione dell'intero 2012 per le polemiche legate alle nomine; grossi malumori in vallata per quella di Claudio Serini, ex sindaco di Citerna, voluto a rappresentare l'Umbria nel consiglio di amministrazione all'indomani dell'esperienza di manager in un'azienda che ha generato un buco di diversi milioni di euro. E poi, il cammino della Toscana verso il suo rappresentante: dapprima Ilio Pasqui, ma con un bando che – per serena ammissione a posteriori - non venne reso pubblico a sufficienza e in seguito Renzo Boretti, uomo di fiducia del governatore Enrico Rossi. La Valtiberina reclamava e reclama ancora un suo esponente perché, dopo la grande paura vissuta sulla propria pelle, ritiene quantomeno di dover esercitare un'azione di controllo su quello che riguarda la diga. Il sindaco di Sansepolcro, Daniela Frullani, aveva avviato a fine 2011 un percorso innovativo e aperto alle categorie economiche, mostrando la volontà di fare politica abbandonando le vecchie logiche, anche con un deciso e velenoso comunicato stampa nel quale faceva capire tra le righe che "o si sarebbe fatto cosi o se ne sarebbe andata". Fu lo stesso presidente locale di Confindustria, Giovanni Sassolini, a spendersi in prima persona e a formulare il nome scelto dagli imprenditori del territorio al sindaco biturgense. Ma il bel progetto si insabbiò nel giro di pochi mesi: il motivo sono in pochi a saperlo. Nei mesi successivi, i vari rappresentanti dell'economia della Valtiberina si resero protagonisti di decise prese di posizione, su tutti i mezzi d'informazione. Enrico Rossi - venuto a Sansepolcro in settembre – aveva riportato un minimo di speranza: "Se la Valtiberina ha un nome condiviso per il cda di Ente Acque, io non farò altro che prenderne atto, perché la nomina di Renzo Boretti, come già sottolineato, ha valore temporaneo". Già, ma da quel momento tutto si è arenato: è calata una cortina di silenzio sulla vicenda e anche la Frullani ha fatto un passo indietro sul progetto da lei creato e fortemente voluto. Perché sta avvenendo tutto questo? Si vuole forse prendere tempo per lasciar cadere la cosa al fine di piazzare quella figura politica da riciclare, che la vallata ha dichiarato di non volere assolutamente, oppure orientarsi verso un tecnico che agisca su indicazione dei partiti? "Se questo deve essere il fine perseguito, oppure se anche si deve avere un rappresentante del territorio che però obbedisca alle direttive del partito, tanto vale tenere Boretti!", hanno detto in molti. Per dirla in altre parole, la Valtiberina chiede non un esponente di partito (che non piace), un ingegnere o un "pluridecorato", ma una persona che sappia attentamente vigilare sul territorio senza alcun condizionamento; anzi, questa persona deve all'evenienza saper battere i pugni. E il paradosso è che in aprile si è formato a Sansepolcro il ribattezzato "comitato degli 11" fra movimenti e partiti, nel quale non rientra il Pd; il mondo dell'economia ha fatto il diavolo a quattro, ma alla fine il Partito Democratico, al quale evidentemente andava bene tutto quello che veniva imposto dall'alto, potrebbe ora spuntarla con un altro dei suoi nomi. L'intera questione legata a Montedoglio e all'Ente Acque ha almeno evidenziato un particolare inedito rispetto al passato: per una volta, la Valtiberina non è rimasta zitta a subire passivamente e ciò ha senza dubbio spiazzato qualcuno. (Saturno Notizie)

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