Domani saranno passati due
anni esatti dalla grande paura del 29 dicembre 2010, quando in tarda serata la
diga di Montedoglio combinò quel tremendo "scherzo" alla popolazione
della vallata, rimettendo in discussione la fama di infrastruttura solida e sicura
che per oltre 20 anni aveva fatto dormire a tutti sonni tranquilli. Un pezzo
della parete di sfioro si staccò all'improvviso e milioni di metri cubi
fuoriuscirono nel giro di poche ore con una velocità impressionante. Fu una
notte di paura per gli abitanti di Santafiora, che furono costretti a sfollare
e che tuttora non si sentono assolutamente rassicurati. Cosa è successo di
nuovo in questi 24 mesi? Che la commissione d'indagine "capitanata"
dall'ingegner Enzo Boschi, ex presidente dell'Istituto Nazionale di Geofisica e
Vulcanologia, ha detto la sua sulle probabili cause del guasto nel novembre
2011: il cemento con il quale è stata eretta la parete era di scarsa qualità.
Tutto qui, per il momento, salvo il fatto che il livello dell'invaso –
trasformato in una sorta di palude dalla perdurante siccità estiva – si è di
nuovo innalzato a seguito delle abbondanti piogge di novembre e dicembre, anche
se il massimo attuale è inferiore di almeno una decina di metri rispetto a
quello originario. E sempre nel novembre del 2011, al vecchio Ente Irriguo si è
sostituito l'Ente Acque Umbre Toscane, nuovo organismo gestore di Montedoglio
che ha catalizzato l'attenzione dell'intero 2012 per le polemiche legate alle
nomine; grossi malumori in vallata per quella di Claudio Serini, ex sindaco di
Citerna, voluto a rappresentare l'Umbria nel consiglio di amministrazione
all'indomani dell'esperienza di manager in un'azienda che ha generato un buco
di diversi milioni di euro. E poi, il cammino della Toscana verso il suo rappresentante:
dapprima Ilio Pasqui, ma con un bando che – per serena ammissione a posteriori
- non venne reso pubblico a sufficienza e in seguito Renzo Boretti, uomo di
fiducia del governatore Enrico Rossi. La Valtiberina reclamava e reclama ancora
un suo esponente perché, dopo la grande paura vissuta sulla propria pelle,
ritiene quantomeno di dover esercitare un'azione di controllo su quello che
riguarda la diga. Il sindaco di Sansepolcro, Daniela Frullani, aveva avviato a
fine 2011 un percorso innovativo e aperto alle categorie economiche, mostrando
la volontà di fare politica abbandonando le vecchie logiche, anche con un
deciso e velenoso comunicato stampa nel quale faceva capire tra le righe che
"o si sarebbe fatto cosi o se ne sarebbe andata". Fu lo stesso presidente
locale di Confindustria, Giovanni Sassolini, a spendersi in prima persona e a
formulare il nome scelto dagli imprenditori del territorio al sindaco
biturgense. Ma il bel progetto si insabbiò nel giro di pochi mesi: il motivo
sono in pochi a saperlo. Nei mesi successivi, i vari rappresentanti
dell'economia della Valtiberina si resero protagonisti di decise prese di
posizione, su tutti i mezzi d'informazione. Enrico Rossi - venuto a Sansepolcro
in settembre – aveva riportato un minimo di speranza: "Se la Valtiberina
ha un nome condiviso per il cda di Ente Acque, io non farò altro che prenderne
atto, perché la nomina di Renzo Boretti, come già sottolineato, ha valore
temporaneo". Già, ma da quel momento tutto si è arenato: è calata una
cortina di silenzio sulla vicenda e anche la Frullani ha fatto un passo
indietro sul progetto da lei creato e fortemente voluto. Perché sta avvenendo
tutto questo? Si vuole forse prendere tempo per lasciar cadere la cosa al fine
di piazzare quella figura politica da riciclare, che la vallata ha dichiarato
di non volere assolutamente, oppure orientarsi verso un tecnico che agisca su
indicazione dei partiti? "Se questo deve essere il fine perseguito, oppure
se anche si deve avere un rappresentante del territorio che però obbedisca alle
direttive del partito, tanto vale tenere Boretti!", hanno detto in molti.
Per dirla in altre parole, la Valtiberina chiede non un esponente di partito
(che non piace), un ingegnere o un "pluridecorato", ma una persona
che sappia attentamente vigilare sul territorio senza alcun condizionamento;
anzi, questa persona deve all'evenienza saper battere i pugni. E il paradosso è
che in aprile si è formato a Sansepolcro il ribattezzato "comitato degli
11" fra movimenti e partiti, nel quale non rientra il Pd; il mondo
dell'economia ha fatto il diavolo a quattro, ma alla fine il Partito
Democratico, al quale evidentemente andava bene tutto quello che veniva imposto
dall'alto, potrebbe ora spuntarla con un altro dei suoi nomi. L'intera
questione legata a Montedoglio e all'Ente Acque ha almeno evidenziato un
particolare inedito rispetto al passato: per una volta, la Valtiberina non è
rimasta zitta a subire passivamente e ciò ha senza dubbio spiazzato qualcuno.
(Saturno Notizie)
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