L’incontro è avvenuto in modo casuale o forse proprio no, a
volte certe confluenze presentano quasi un velo di mistero e occasionali non
appaiono per nulla…anzi. Inizia così un viaggio senza eguali nel mondo di un
priolese non comune, che ci ha aperto l’uscio della conoscenza del proprio
universo di solitudine, in cui il comunissimo vivere si mesce con lo
straordinario attraverso una semplicità disarmante e il perdersi in quella
profondità interiore diventa così tanto semplice, troppo. Eremita nella Chiesa
di Santa Maria dell’Oliva, ex Convento dei Frati Minori, a MACIANO di
Pennabilli (RN), ci inoltriamo nel mondo dei consacrati in una lunga
conversazione con Padre Giovanni Spadola da Priolo Gargallo.
1) Cosa vuol dire
la chiamata al sacerdozio?
Padre Giovanni Spadola: “Io non volevo diventare sacerdote,
non mi sentivo preparato, non mi sentivo all’altezza perché avrei voluto fare
l’eremita come frate semplice. Osservando gli altri sacerdoti quando
predicavano, notavo che il sacerdozio non faceva per me, non mi sentivo adatto
per questa chiamata e mi vedo ancora come colui che non sa nè parlare nè
scrivere. Poi, nel mio cammino, ho conosciuto delle anime particolari, che mi
hanno spinto per la via del sacerdozio. Ascoltando attentamente e, con
l’obbedienza, sono arrivato al sacerdozio e ho capito che esso si fa con Gesù,
tutto si fa con Gesù. Ci sono i doni ricevuti, i nostri talenti, però, se il
sacerdozio si fa con Lui, seriamente, fa tutto Lui, ti dà una mano. Il
sacerdozio è Suo, è una chiamata, sceglie Lui, infatti non si deve spingere mai
su una cosa in qualunque stato, diciamo laico, religioso. Quando non è
chiamata, bisogna stare attenti, altrimenti poi diventa una croce pesante, che
ti schiaccia, invece, quando quella cosa la vuole Dio, è una croce che ha le
ali, è una croce luminosa, che porta luce a te e agli altri, senza che nemmeno
te ne accorgi”.
2) L’ha capito
subito che si trattava della chiamata o all’inizio non era chiaro?
All’inizio no però chiesi al Signore un padre spirituale ed
ebbi la grazia di seguirLo attraverso il celebre eremita Ugo di Testa
dell’Acqua, con cui stavo sempre in contatto, ora egli si trova presso un altro
eremo perché il Signore gli ha assegnato una chiamata ancora più profonda, vive
da recluso. Fu lui a dirmi che dovevo lasciare il mondo e ritirarmi in un
Monastero; poi conobbi un altro santo, amico di padre Ugo, don Divo Barsotti,
un mistico, dopo un mese che ero nel suo eremo, disse: “Pregate per Giovanni
perché Gesù lo vuole tutto per sé”. Allora mi ritirai in un eremo in Sicilia e
lì stetti tre anni, poi andai in Monastero, diventai sacerdote e, dopo 12 anni,
ritornai a fare vita eremitica fino al 2010”.
3) Come cambia la
vita di un giovane dopo la chiamata?
“A me il Signore tolse subito il gusto del mondo e l’unico
gusto forte che era presente nel mio cuore ed è presente sempre è questo
contatto, la vicinanza sempre con Lui, con il prossimo. Mi mise nel cuore sete
dell’Assoluto e di anime, sentivo questo ardore molto forte, anche ora è così,
pur se in una maniera diversa. All’inizio c’è una grande fiamma, come un roveto
ardente, poi rimane il carbone acceso e lo devi alimentare tu, sempre a
contatto con Gesù, con l’Eucarestia, con la Parola e con quello che ti dice il
Signore attraverso il tuo padre spirituale e la Chiesa. Ci vuole sempre questo
contatto con il Signore”.
4) Ha potuto
seguire subito la chiamata?
“Mi sono messo nelle mani di padre Ugo, mi sono messo in
ascolto, tutto quello che lui mi diceva, con obbedienza, io lo facevo e vedevo
che c’era qualcosa di particolare e, quindi, dopo sei anni che mi seguiva, mi
disse di lasciare tutto, io dissi che lasciavo tutto e andai in Monastero. Ho
aspettato i tempi di Dio attraverso il mio padre spirituale.”
5) Qual è stata la
reazione della Sua famiglia?
“La buon’anima di mio padre mi disse che aveva capito, i
miei infatti mi spiavano anche dal buco della serratura mentre ero nella mia
camera e vedevano che il figlio stava lì a pregare in ginocchio, mi avevano
visto cambiato, non vivevo più come una volta. Mio padre si mise a piangere e
mi disse che non accettava quella scelta, che non sarebbe venuto a trovarmi
laddove mi fossi recato. Poi è morto nel 2001; mia mamma nel silenzio soffriva,
ma, quando mi consacrai e feci tutto il cammino, mi disse che era felice perché
mi vedeva che ero felice, quindi questa felicità la condivide con me”.
6) Com’era stato,
fino a quel momento, il Suo rapporto con la fede?
“Io ho pregato sempre, sin da piccolino; c’è stato solo un
momento di buio, di notte oscura, mi pare che sia durato un anno o due. Poi,
quando ero studente universitario a Messina, stavo pregando in una Chiesa, dove
ci sono le suore clarisse, un ordine di clausura di Sant’Eustochia, là un’altra
volta sentii il tocco dello Spirito e si risvegliò nuovamente qualcosa di forte
in me e là ritornai ancora sui passi del Signore. Lo ricercai e mi ricordai
questa frase, mentre ero in ginocchio, che pregavo, guardavo Santa Eustochia
sospesa nell’aria, che sfida la gravità, e dissi: “Quanto mi sei mancato!”.
Sentii il tocco che, quando pregavo nella Chiesa dell’Immacolata da piccolo,
avvertivo e da lì misi in discussione tutto.”
7) La scelta di
vivere una vita romita da dove nasce?
“Questo lo devi chiedere al Signore, è stato Lui a condurmi
negli eremi e mi fa incontrare sempre degli eremiti”.
8) Quali rinunzie
comporta vivere una vita da eremita?
“Me lo chiedono in tanti, dover fare tutto da sé, star soli,
non è una rinunzia perché vivo questo cammino con tanta serenità e non mi
accorgo delle difficoltà, delle rinunzie, per me è semplice come camminare
sulle acque, è la grazia che Gesù dà, che conferma la chiamata. Si tratta di
una chiamata vagliata dalla Chiesa, c’è un decreto vescovile, c’è un discernimento,
una presa d’atto attraverso la sapienza della Chiesa e dei padri spirituali,
che aspettano che il soggetto dica, tranne che il padre spirituale non sia
Santo, allora è Gesù stesso che gli dice che vuole questo per te”.
Maria Luisa Vanacore – (Continua…) (Fonte:www.informa7.it)
Grande padre Gianni, non vedo l'ora di rivederla xké mi da quella sensazione di pace e fiducia in me stessa 🤗🤗
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