BADIA TEDALDA - Da
qualche mese Badia Tedalda ha una nuova guida spirituale: è don Giancarlo
Gatteschi, nato ad Arezzo settantadue anni fa e conta una lunga esperienza nel Valdarno.
Ordinato sacerdote alla giovane età di 27 anni, porta subito il primo
contributo in Mozambico aiutando un giovane amico missionario: Pietro Martin,
che si occupava della popolazione africana inflitta da carestie, peste e
lebbra. "Appena ho concluso la missione umanitaria, arriva il primo
incarico da sacerdote nella parrocchia di Castiglion Fiorentino - spiega don
Giancarlo - dove esercito la missione per un anno circa. Poi due anni a
Pescaiola, un anno a Capolona, trentanni in Valdarno, undici anni tra Tuori e
Badia Al Pino e un anno a Pieve al Toppo prima di arrivare qui. La zona è
grande, sparsa per la campagna, occorre spostarsi con l'automobile per alcune
decine di chilometri prima di arrivare alle frazioni di Prabeghi, Caprile,
Fresciano. Viamaggio, Badia Tedalda, Rofelle e Ca* Raffaello. Altre due, poi,
nel Comune di Sesano che sono Palazzi - Colcellalto e Ponte Presale: un impegno
faricoso, ma fatto con fede. L'inizio pastorale di un nuovo parroco è un
avvenimento di rilievo nella vita di una comunità: tale evento è una festa per
tutti, riveste una valenza simbolica per i fedeli sempre pronti a dare
accoglienza, spero in parte di avere centrato questo obiettivo. Qui a Badia mi
trovo bene - continua il parroco - anche se non è data per certa la mia permanenza
e nemmeno quanto posso rimanere: lo scopo principale è quello di rimettere
insieme la gente, creare una grande famiglia e cercare rapporti umani: certo,
le difficoltà non mancano, bisogna provarci e l’importante è conoscere i
bisogni: solo così si arriverà ai risultati desiderati. Gli ultimi tempi sono stati infranti da
situazioni di disagio, una signora cinquantenne di Ca' Raffaello, madre di un
figlio, è scomparsa da casa senza lasciare traccia: dare dei giudizi non
sarebbe corretto, non conosco quasi nulla, sono arrivato da poco, serve solo
rispetto con la speranza che tutto finisca presto e possa far ritorno in
famiglia. I rapporti con i parrocchiani sono buoni, trasparenti e schietti,
insieme cerchiamo di affrontare tutto nel modo più giusto, il desiderio di
qualcosa di diverso da ciò che è dato dalle situazioni così come sono, sognando
di risolvere quello in cui uno crede. In realtà non si sogna ma si tratta di
cambiare, focalizzare un'immagine diversa che sostituisca il vecchio con un
rinnovo, un modello che si preoccupa del territorio e delle urgenze della
gente. La promozione umana e la convivenza devono viaggiare a braccetto
nell'attività del religioso, una stazione di servizio della quale i fedeli si
servono per ritornare nel caldo nido parrocchiale prendendosi cura di tutte le
esigenze del popolo. In questa realtà di montagna, lontana dai grandi centri di
aggregazione, la presenza giovanile è limitata, anche se i nuclei familiari ci
sono e va ricordato che la maggior parte è costituito da poche persone, per lo
più vedove. Consapevole dell'importanza di questi ragazzi, la Chiesa deve fare
di tutto per capire far a loro le necessità in particolare, i loro sogni e fare
emergere il ruolo positivo che hanno dentro e proporre una visione umana e cristiana
della vita che forse più nessuno insegna. In questa comunità, la Chiesa fa
passi avanti per aiutare i giovani, aiuta la nascita di una nuova cultura
impegnata di valori evangelici, in una fase particolarmente importante per lo
sviluppo e la formazione della persona, necessita quindi una particolare
attenzione, sul futuro che sta per nascere e ancor più difficile è
l'inserimento. Il mondo oggi è cambiato, c'è un materialismo dominante, ci sono
pochi figli, forse la famiglia ha perso il senso dei valori fondati, qui in
qualche modo si va in controtendenza: le famiglie sono molto belle e molto
sane, per questo mi sento onorato. La storia che avvolge la comunità è la
storia di tutti quelli che si sono messi al servizio nel realizzare dei
progetti - conclude don Giancarlo Gatteschi - con la speranza che questi si
avverano. Per raggiungere un traguardo bisogna essere uniti, in questo non farò
mancare il mio aiuto, lavorerò giorno e notte e non mi tirerò indietro, se è
necessario per aiutare a raccogliere i frutti sperati. (Fonte: l'eco del
Tevere)
martedì 24 marzo 2015
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