“Allo
stato attuale delle cose non sarebbero emersi nuovi elementi tali da permettere
un provvedimento restrittivo nei confronti di padre Gratien Alabi”. Ad
affermarlo è Luca Fanfani, avvocato del frate congolese indagato per la
scomparsa di Guerrina Piscaglia da Ca Raffaello (Badia Tedalda), sulla base di
quanto riportato dall’ordinanza. A tre mesi di distanza dall’udienza del 19
novembre sono state depositate le motivazioni che hanno portato all’ordinanza
con il quale il tribunale del riesame ha vietato l’espatrio a padre Alabi. “La
stessa ordinanza ribadisce che, sulla base degli elementi sino a quel momento
acquisiti, non è possibile prefigurare un concorso nè materiale nè morale nella
ipotizzata condotta tenuta da padre Gratien. Va evidenziato – puntualizza
l’avvocato – che gli esiti delle investigazioni scientifiche e biologiche, le
perquisizioni locali effettuate a vasto raggio, a partire dalla canonica, dalle
abitazioni in uso alla scomparsa ed ai suoi familiari, fino alle autovetture
appartenenti ai soggetti a contatto con la Piscaglia escludono, allo stato
degli atti, un coinvolgimento dell’Alabi a titolo di concorrente morale ovvero
materiale nei possibili delitti presupposti alla sparizione della donna, quali
il sequestro di persona ovvero l’omicidio, nella forma sia dolosa che colposa”.
Intanto stando a quanto si apprende, la stessa procura, dopo l’ultimo incidente
probatorio che ha visto protagonista padre Faustin, parroco di Ca Raffaello,
starebbe pensando con insistenza a un provvedimento più pesante nei confronti
del frate africano anche se sul punto rimane l’assoluto riserbo. (Fonte: ANSA)
venerdì 27 marzo 2015
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