Un forte boato e fiamme alte decine di metri: era l'alba di
giovedì 19 novembre 2015
Un forte boato nel cuore della notte e poi le montagne rosso
fuoco. E' proprio questo quello che ricordano gli abitanti della piccola
frazione di Ponte Presale, già Comune di Sestino, a distanza di un anno esatto
dallo scoppio del metanodotto della Snam in località Belvedere. Erano le 5 di
giovedì 19 novembre 2015 quando avvenne quella che in molti la definirono una
tragedia sfiorata. A distanza di un anno esatto c'è ancora un'inchiesta aperta
da parte della Procura di Arezzo, seppure pare essere oramai in dirittura
d'arrivo. E' opportuno usare il condizionale, finché il fatto non è stato
appurato dai tecnici incaricati: pare comunque che il condotto, il quale
collega Rimini a Sansepolcro, si sia fratturato a causa di un improvviso
cedimento del terreno. Proprio la rottura ha determinato l'innesco. Snam,
proprietaria del metanodotto, attraverso il telecontrollo interruppe
immediatamente la fornitura di metano ma le fiamme si sono levate in cielo
finché il combustibile nel tratto interessato non si era esaurito
completamente. L'effetto a colpo d'occhio era praticamente quello di un
vulcano: una tubatura dal diametro di 27 pollici (circa 70 centimetri) posta a
una profondità di oltre cinque metri spezzata per una lunghezza di circa un
metro. Tanta è stata la paura: decine le persone fatte evacuare per questioni
di sicurezza, seppure non si registrarono delle problematiche. Fortuna è stata
che la frattura del metanodotto avvenne in un luogo di aperta campagna. La zona
fu subito delimitata e da Sansepolcro arrivarono dei carri bombolai per non
creare delle problematiche di fornitura agli abitanti, per lo più di Badia
Tedalda che si trovano a valle della rottura. A distanza di un anno esatto la
situazione è tornata nella normalità e nessuno degli utenti finali ha poi
subito conseguenze. Resta aperta quell'inchiesta della magistratura aretina che
dovrà stabilire le cause ed eventuali colpevoli. Dissequestrata l'area, dopo
pochi giorni i tecnici di Snam intervennero subito nella zona interessata per
ripristinare il metanodotto Rimini-Sansepolcro: dal punto di vista ambientale,
nell'arco di un anno, non si nota nulla di strano e sembra come se niente fosse
accaduto. La vegetazione ha eliminato la "grande bruciatura" sul
terreno e i paletti color arancio sono tornati a segnare il cammino del
metanodotto. La tubazione è comunque stata sostituita e collaudata nuovamente.
Resta lo spavento e il ricordo di quella fredda mattina di novembre: le fiamme
erano talmente alte da essere visibili a decine di chilometri. A questo punto si
attende solo la parola fine da parte della magistratura.
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