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    sabato 19 novembre 2016

    Un anno fa lo scoppio del metanodotto della Snam: c'è un'inchiesta ancora aperta, ma la natura è tornata a splendere.

    Un forte boato e fiamme alte decine di metri: era l'alba di giovedì 19 novembre 2015

    Un forte boato nel cuore della notte e poi le montagne rosso fuoco. E' proprio questo quello che ricordano gli abitanti della piccola frazione di Ponte Presale, già Comune di Sestino, a distanza di un anno esatto dallo scoppio del metanodotto della Snam in località Belvedere. Erano le 5 di giovedì 19 novembre 2015 quando avvenne quella che in molti la definirono una tragedia sfiorata. A distanza di un anno esatto c'è ancora un'inchiesta aperta da parte della Procura di Arezzo, seppure pare essere oramai in dirittura d'arrivo. E' opportuno usare il condizionale, finché il fatto non è stato appurato dai tecnici incaricati: pare comunque che il condotto, il quale collega Rimini a Sansepolcro, si sia fratturato a causa di un improvviso cedimento del terreno. Proprio la rottura ha determinato l'innesco. Snam, proprietaria del metanodotto, attraverso il telecontrollo interruppe immediatamente la fornitura di metano ma le fiamme si sono levate in cielo finché il combustibile nel tratto interessato non si era esaurito completamente. L'effetto a colpo d'occhio era praticamente quello di un vulcano: una tubatura dal diametro di 27 pollici (circa 70 centimetri) posta a una profondità di oltre cinque metri spezzata per una lunghezza di circa un metro. Tanta è stata la paura: decine le persone fatte evacuare per questioni di sicurezza, seppure non si registrarono delle problematiche. Fortuna è stata che la frattura del metanodotto avvenne in un luogo di aperta campagna. La zona fu subito delimitata e da Sansepolcro arrivarono dei carri bombolai per non creare delle problematiche di fornitura agli abitanti, per lo più di Badia Tedalda che si trovano a valle della rottura. A distanza di un anno esatto la situazione è tornata nella normalità e nessuno degli utenti finali ha poi subito conseguenze. Resta aperta quell'inchiesta della magistratura aretina che dovrà stabilire le cause ed eventuali colpevoli. Dissequestrata l'area, dopo pochi giorni i tecnici di Snam intervennero subito nella zona interessata per ripristinare il metanodotto Rimini-Sansepolcro: dal punto di vista ambientale, nell'arco di un anno, non si nota nulla di strano e sembra come se niente fosse accaduto. La vegetazione ha eliminato la "grande bruciatura" sul terreno e i paletti color arancio sono tornati a segnare il cammino del metanodotto. La tubazione è comunque stata sostituita e collaudata nuovamente. Resta lo spavento e il ricordo di quella fredda mattina di novembre: le fiamme erano talmente alte da essere visibili a decine di chilometri. A questo punto si attende solo la parola fine da parte della magistratura.
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