Pare che incontri un ottimo interesse del pubblico, il
reality “ Alla ricerca dell’oro bianco” , in onda da tre settimane sul canale
DMAX. Incentrato sull’Alto Montefeltro, interessa anche Sestino, non soltanto
per contiguità geografica ma per uniformità di produzione di un tartufo bianco
, che ha pochi rivali in Italia. Anzi, alla “Guerrina”, scomparsa da Ca
Raffaello un anno fa, nei bar e sulle panchine di piazza in Sestino, è
subentrato il discorrere sul tartufo. Come ogni reality le vicende e i personaggi
sono “costruiti”. Uno intanto è vero, come il tartufo dei cavatori: il vero
addestratore dei cani da cerca – il “ maestro” riconosciuto al di là della
trasmissione – è Pino di Sestino, uno dei protagonisti della puntata andata in
onda martedì scorso. E questo va sottolineato perché se ne perde la “patria”,
confusa con nell’Alto Montefeltro.
Pino, che è già stato al centro di un documentario per
“Geo&Geo” – “Brina cane da tartufo” – è figlio di razza ma soprattutto un
talento come ricercatore e come addestratore di cani.
L’iniziativa di portare in tv un siffatto argomento è dovuta
ad uno dei massimi imprenditori della zona, Emiliano Boscarini, la cui famiglia
imprenditorialmente, nata nelle Marche, è cresciuta inizialmente tra Alto
Montefeltro e la zona industriale di Piego di Sestino, prendendo poi il volo
per più continenti.
Il fine nobile della fiction è la valorizzazione di un
prodotto locale, poco reclamizzato a livello pubblicitario – tanto che nelle
dispute in corso si è tornati a parlare di una DOP per i prodotti feretrani- ma
che ha avuto iniziative d’avanguardia, perdute per strada. E questo vale in
modo particolare per Sestino, dove già nel 1972 si celebravano le primissime “
Sagre del tartufo”, gare per cani da cerca, arrivando a celebrare nel 1999 l’
“Oscar del Tuber Magnatum Pico”, cioè il tubero più bello dell’annata a livello
nazionale – e una stazione finale della “Strada dei sapori” della Valtiberina,
con una documentata sede espositiva a Ponte Presale.
“L’oro bianco”- che da queste valli finiva a Roma come a
Milano già negli anni Trenta del Novecento, e che è stato tra i primi tutelati
in Toscana – oggi soffre non solo di anonimato ma di una forte diminuzione
della produzione.
Uno studio della provincia di Arezzo, pubblicato nel 2012,
descrive la forte contrazione delle superfici di produzione e lancia l’allarme
che per alcune speci la conservazione e a rischio.
Ben vengano, quindi, i reality, con le scorrerie notturne,
le diatribe tra cavatori, le donne imprenditrici del tartufo, se riportano
d’attualità un tema, che in qualche stagione non lontana era per Sestino una d
elle maggiori entrate, nelle annate di buona produzione . E una DOP per i
tartufi dal Foglia all’ Alpe della Luna, sarebbe una garanzia di qualità e di
produzione tutelata.
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