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    domenica 22 maggio 2016

    A proposito di un reality sul tartufo

    Pare che incontri un ottimo interesse del pubblico, il reality “ Alla ricerca dell’oro bianco” , in onda da tre settimane sul canale DMAX. Incentrato sull’Alto Montefeltro, interessa anche Sestino, non soltanto per contiguità geografica ma per uniformità di produzione di un tartufo bianco , che ha pochi rivali in Italia. Anzi, alla “Guerrina”, scomparsa da Ca Raffaello un anno fa, nei bar e sulle panchine di piazza in Sestino, è subentrato il discorrere sul tartufo. Come ogni reality le vicende e i personaggi sono “costruiti”. Uno intanto è vero, come il tartufo dei cavatori: il vero addestratore dei cani da cerca – il “ maestro” riconosciuto al di là della trasmissione – è Pino di Sestino, uno dei protagonisti della puntata andata in onda martedì scorso. E questo va sottolineato perché se ne perde la “patria”, confusa con nell’Alto Montefeltro.
    Pino, che è già stato al centro di un documentario per “Geo&Geo” – “Brina cane da tartufo” – è figlio di razza ma soprattutto un talento come ricercatore e come addestratore di cani.
    L’iniziativa di portare in tv un siffatto argomento è dovuta ad uno dei massimi imprenditori della zona, Emiliano Boscarini, la cui famiglia imprenditorialmente, nata nelle Marche, è cresciuta inizialmente tra Alto Montefeltro e la zona industriale di Piego di Sestino, prendendo poi il volo per più continenti.
    Il fine nobile della fiction è la valorizzazione di un prodotto locale, poco reclamizzato a livello pubblicitario – tanto che nelle dispute in corso si è tornati a parlare di una DOP per i prodotti feretrani- ma che ha avuto iniziative d’avanguardia, perdute per strada. E questo vale in modo particolare per Sestino, dove già nel 1972 si celebravano le primissime “ Sagre del tartufo”, gare per cani da cerca, arrivando a celebrare nel 1999 l’ “Oscar del Tuber Magnatum Pico”, cioè il tubero più bello dell’annata a livello nazionale – e una stazione finale della “Strada dei sapori” della Valtiberina, con una documentata sede espositiva a Ponte Presale.
    “L’oro bianco”- che da queste valli finiva a Roma come a Milano già negli anni Trenta del Novecento, e che è stato tra i primi tutelati in Toscana – oggi soffre non solo di anonimato ma di una forte diminuzione della produzione.
    Uno studio della provincia di Arezzo, pubblicato nel 2012, descrive la forte contrazione delle superfici di produzione e lancia l’allarme che per alcune speci la conservazione e a rischio.

    Ben vengano, quindi, i reality, con le scorrerie notturne, le diatribe tra cavatori, le donne imprenditrici del tartufo, se riportano d’attualità un tema, che in qualche stagione non lontana era per Sestino una d elle maggiori entrate, nelle annate di buona produzione . E una DOP per i tartufi dal Foglia all’ Alpe della Luna, sarebbe una garanzia di qualità e di produzione tutelata.
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