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    domenica 31 gennaio 2016

    Sestino celebra la “giornata della memoria

    Sestino ha celebrato la “giornata  della memoria”, con un variegato programma, sabato 29 gennaio presso il  teatro “ Pilade Cavallini”: uno dei luoghi simbolo del periodo della Linea Gotica a Sestino, per essere stato il bivacco della “Tagliamento” della Repubblica  di Salò e delle conseguenti vicende con Giorgio Albertazzi. Prendendo spunto  e tenendo come costante motivo di argomentazione   il volume  di Alvaro Tacchini su “Guerra e Resistenza nell’Alta Valle del Tevere- 1943-1944”, la  manifestazione, presentata da Lazzaro Baffioni, si è sviluppata in maniera  del tutto particolare. Vi ha partecipato, infatti, il coro marchigiano “Alto Foglia”,  diretto da Shizuka Shakurai: canti popolari relativi alle guerre, intervallati da canzoni internazionali, che hanno nel cuore lo spirito  di libertà dei popoli.
    Alvaro Tacchini al centro dell’incontro per la sua straordinaria opera, frutto di documentazione  ampia e nuova  scovata in numerosi archivi, ha dialogato  sul palco con Marco Renzi, non tanto come sindaco di Sestino quanto come “storico” della Linea Gotica e già consulente del tribunale  militare  di Verona per efferati  eccidi commessi in queste zone  appenniniche dalle milizie nazifasciste.
    I dati raccolti e l’esposizione  hanno messo in evidenza l’importanza del “non dimenticare”, come  strumento di vita. Oggi “memoria” necessaria come non mai. “Viviamo- è stato un motivo ripetuto- nuove ideologie, nuove guerre, dove l’uomo è soltanto un ”oggetto” da consumare. Donne e bambini trucidati e seviziati. Molti i casi di oggi, tanti i casi  di ieri anche in episodi della nostra Valtiberina”. “Ricordiamolo a noi e ai giovani che frequentano le nostre scuole,  navigano sulle App, contornati da una società “liquida” che non ha e non fa memoria”.
    La Resistenza- ha documentato Tacchini- è stata la “resistenza dei giovani, anche se oggettivamente ha aspetti multiformi e si può leggere come una manifestazione di popolo”. Come tale non ha colori politici ma è l’anelito di libertà, che ha trovato nei giovani i primi protagonisti, sfuggendo agli arruolamenti, imbracciando le armi per costruire una democrazia  alternativa a lunghe vicende che nella loro disumanità hanno rari riscontri nella storia”.
    Giovani  sono i caduti di Sestino, con una età media di vent’anni, così come quelli della Valtiberina umbra  e toscana. Non c’erano confini amministrativi: partigiani di Sestino e delle Marche hanno combattuto al di qua e al di là dell’Appennino. A Città di Castello la Brigata “Montefeltro”- nata in  terra pesarese – aveva una sua caserma nel centro storico. Da Città di Castello  furono inviati giovani partigiani a Sestino, come Arcaro Danilo, deceduto nello sminare aree disseminate di strumenti esplosivi.
    Dalla Valtiberina fuggivano gli internati di Renicci, passando per la valle del Metauro e  Lamoli e per Sestino e la valle del Foglia, restando, spesso, a combattere  con i resistenti locali.

    Ospitati, questi,  come tanti altri, nelle parrocchie, nelle case  dei contadini. Rifocillati, nascosti. Come furono nascosti a Sestino ebrei. A Sestino si erano rifugiati anche circa 400 persone, provenienti dalle zone di guerra, da Roma e soprattutto dalla Liguria: fuggivano- come oggi tanti fuggono- dalla guerra.
    Tra i parroci ospitali, ma soprattutto figure  di riferimento, don Gerico Babini, che ci  ha lasciato un documentato “Diario”. Straordinario tra tutti don Gino Lazzerini, di Sestino, che nel badiale costituì una “zona franca”, sotto l’insegna della Croce Rossa,  dove faceva incontrare capi partigiani e tedeschi per evitare, insieme, tragedie umane.
    Il mondo contadino –  ha ribadito Tacchini – è stato altro onnipresente protagonista. Ha sofferto come pochi, perdendo spesso beni materiali, i frutti del lavoro e fornendo ospitalità. E tanti sono morti per difendere le loro case, i loro beni , senza usare le armi ma restando sulla porta di casa.

    Fare memoria, in definitiva, è costruire ogni giorno il palinsesto della democrazia e un futuro migliore per i giovani di oggi.
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