Forse  una “Pasqua
bagnata”, per tener fede  al  detto popolare che “non è bella la Pasqua se
non goccia la frasca”  ma intanto Sestino
si prepara ad una impegnativa settimana santa. La secolare processione  del venerdì santo – che in quest’anno
giubilare si ammanta di ulteriori significati -,  organizzata dalla Confraternita  di Misericordia, dalla Compagnia del
Sacramento e da tanti volontari in collaborazione  con il nuovo arciprete don Leonardo
Mancioppi, costituisce il momento di maggiore 
coinvolgimento delle varie 
parrocchie e dei turisti alla ricerca di momenti tipici  di un’Italia 
nascosta
I  ritmi della
processione  saranno  scanditi 
da un repertorio bandistico. La rappresentazione della “passione”  è nella fila 
dei confratelli in abito nero 
incappucciati, che accompagnano le varie scene del racconto evangelico.
Sfilano le antiche statue che rappresentano Gesù caduto sotto la croce,  la Madonna piangente,  Gesù morto. 
Il “pellegrinaggio” della Croce, 
si  snoda per tutte le vie  del capoluogo:  a piedi nudi, sotto una pesante croce di
legno, con due ladroni a lato, chi raffigura il Cristo  cammina  
a piedi nudi. Sorvegliano soldati a cavallo in abiti storici.  Una lunga teoria di luci fioche  segna 
il percorso con bagliori  che
creano  una  atmosfera notturna  che sa di mistero, fino al  punto nevralgico, dove si rappresenta la
scena della crocifissione, un Golgota 
ricostruito lungo Viale dei Tigli.
Tra le tradizioni sempre in auge, quando le campane
tacciano, percorrono le vie del  paese
gruppi di ragazzi che, al suono delle” batraccole” e con una breve nenia  che sa di lamento, annunciano le funzioni
religiose “ alla Pieve”. Sull’altar maggiore, nell’abbraccio dell’abside
romanica, un grande velo racchiude la statua 
del Cristo vittorioso  sulla
morte, che si  spalancherà al suono
novello della  campane,  al momento del Gloria per  la solenne messa pasquale. E su quel
“pulpito” resterà trionfante  fin o al
giorno della Ascensione.
Qualche tradizione  resiste: si innestano i nuovi germogli  per una vita nuova  delle 
piante; tacciono i fucili che un tempo sulle  aie al suono delle campane “sciolte”,
sparavano in  segno di allegrezza, contro
vecchi cappelli e barattoli lanciati in aria.
 
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
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