Capita raramente – ma fa sempre piacere – vedere emigrare
per andare in “mostra” una significativa opera d’arte dai territori della
periferia. Nel 2007 un G.Pascaletti, del 1732, rappresentante San Francesco che
riceve le stimmate, volò a Lamezia Terme, città natale dell’artista, che aveva
lavorato a lungo anche a Roma, dove aveva ricevuto la commissione per una nuova
cappella eretta in Sestino.
Nel 2007 andò in mostra a Pergola, insieme ai bronzi di
cartoceto, un busto in marmo del museo archeologico, mentre nel 2011 andava a
Perugia un raro Aes Signatum, che documenta, in caratteri umbri, l’esistenza di
Sestino già nel III° sec. A.C.
In questi giorni è sceso, presso il museo diocesano di
Arezzo, lo stendardo della Madonna della Misericordia di Sestino: “Nel Nome di
Maria”- la mostra – raccoglie importanti opere dedicate a questo aspetto della
devozione mariana, a sottolineare la spiritualità dell’Anno Santo della
Misericordia e a raccogliere testimonianze di fede e arte di tante “chiese
locali”. Lo stendardo, bifacciale, in lino, datato 1421, è tra i più antichi di
tale fattura oggi conosciuti e ha avuto in epoca contemporanea numerose
attenzioni. Restaurato a Firenze negli anni venti del Novecento, è stato
ripulito e consolidato nel 2002, con un apparato critico di Paola Refice, edito
dall’Istituto di Studi e Ricerche della Civiltà Appenninica. L’occasione fu
propizia per nuovi studi da parte della critica, che scopriva una mano nuova,
attribuita al “Maestro di Sestino” e nuovi nessi con una corrente pittorica
marchigiana e romagnola, che ha lasciato non poche testimonianze in chiese
della antica provincia della Massa Trabaria, secondo gli studi di Paola Refice,
ampliati poi da Alessandro Marchi, nel saggio: ”Il Maestro di Sestino e la
pittura al tramonto del Medioevo, tra Montefeltro e Massa Trabaria”.
Oratore d’eccezione, per questo saggio, fu Umberto Eco, in
un convegno tenuto a Monte Cerignone il 23 agosto 2011, il quale, dopo una
personalissima analisi sul concetto di “liminarità/marginalità” come fattore
principale della storia, affermava: ”Una storia attraente quella del “Maestro
di Sestino”, un pittore sconosciuto che ora si scopre aver lavorato moltissimo,
con mano sicura. Le numerose opere riscontrate e riportate nel testo sembrano –
si potrebbe dire con simpatia – una replica fotografica che lascia una scia
dentro e ben oltre il Montefeltro”.
In questi giorni l’amministrazione comunale di Sestino ha
annunciato il prossimo inizio dei lavori per mettere in sicurezza, constatate
le numerose infiltrazioni di umidità, ilCentro dell’ArteFigurativa del Piviere
Nullius di Sestino, utilizzando finalmente un contributo della provincia di
Arezzo, erogato nel 2007. Il Centro raccoglie, infatti, lo straordinario
ritrovamento di ben tre strati di affreschi, rinvenuti nella chiesa di
S.Donato, in località Castello, uno dei più “intriganti” insediamenti castrensi
del medioevo sestinate
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