Se lo incontrate per strada difficilmente lo troverete senza
la macchina fotografica. Ci è praticamente nato anche perché suo padre era
fotografo e lui è fotografo. Diciamo un vizio di famiglia. Ha testimoniato
pagine e pagine di cronaca per il nostro giornale girando in lungo e in largo
la città e la provincia, non c’è scorciatoia che non conosca e che non abbia
fatto per arrivare primo sul posto con la sua «pandina». Lui è Bruno Tavanti,
il fotografo, il «nostro» fotografo, che ci ha fatto un regalo di Natale, un
libro con tutti i suoi migliori scatti dedicati alla «Valtiberina Toscana»,
accompagnati dai testi di Ugo Baldesi che ha anche curato il volume edito da
Icona. Suggestiva la scelta della foto di copertina, il particolare della
Resurrezione di Piero della Francesca che vede in primo piano uno dei soldati
addormentati, forse l’autoritratto di Piero.
Non manca nessuno dei sette comuni valtiberini: Monterchi,
Anghiari, Caprese Michelangelo, Pieve S.Stefano, Badia Tedalda, Sestino e
Sansepolcro. 176 pagine di carta patinata con testi tradotti in inglese da
Patrick John Barr, essenziali, asciutti, giusto per precisare quello che le
immagini già dicono. Storia, arte, cultura e suggestioni per un viaggio nella
vallata aretina, quella più «selvaggia» meno urbanizzata, quella più legata
alle tradizioni e che tanto si presta a un racconto per immagini. Bruno la
conosce bene e ne ha colto l’anima, dal paesaggio rurale ai borghi, dalle opere
di Piero alle feste di paese, dagli antichi mestieri ai personaggi , un
racconto che attraversa le stagioni dalla primavera all’inverno con tutte le
sue sfumature perdendosi fra Montedoglio e il Tevere. Ricordi per noi aretini,
una scoperta per il non aretino che lo sfoglierà. Comunque un patrimonio di
tutti, visto con l’obiettivo di Tavanti, abituato a raccontare la vita da una
vita(FONTE:La Nazione.it)
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