Nessuna traccia di Guerrina Piscaglia.
E il paese è in rivolta contro i frati congolesi che per un anno e mezzo hanno
gestito la parrocchia
di Ca’ Raffaello. Ieri, l’ennesima azione eclatante nei pressi
della canonica. Ignoti, armati di bomboletta rossa, hanno scritto a caratteri
cubitali sul muro della sala parrocchiale, le parole «Night Club»,indicando
con una freccia proprio l’ingresso della chiesa. Come per dire: «Questa
parrocchia è un night club». Lo scandalo delle foto sexy inviate a padre Gratien Alabi da un’amica suora, non va giù ai
parrocchiani. Neppure le dichiarazioni di Mirco Alessandrini,
marito di Guerrina, quando davanti alle telecamere aveva raccontato che la
moglie aveva chiesto più volte di voler fermarsi a dormire in canonica.E non
va giù neppure il comportamento violento avuto dal
parroco, padre Faustin, alcune settimane fa contro dei
giornalisti. Proprio padre Faustin, dopo la comparsa delle scritte, è sparito dal paese. Gli scatti proibiti inviati dalla
religiosa al frate congolese Alabi, indagato nella vicenda per favoreggiamento
in sequestro di persona o omicidio, sono emersi durante la verifica
tecnica sul pc sequestrato del don. Si tratterebbe di due ‘selfie’ (autoscatti) fatti da una suora
africana, alle sue parti intime, inviate all’amico via internet.
I residenti di Ca’
Raffaello sono infuriati. C’è
chi mesi fa aveva inviato lettere di protesta anche alla diocesi. Chi aveva
posizionato un cartello in paese con la scritta «Padre Faustin vattene». Ora la
frase sul muro. Ca’ Raffaello cerca delle risposte e non le trova. Guerrina
dov’è finita? Padre
Gratien è coinvolto nella vicenda? Dopo l’ennesima perlustrazione nell’ultimo lago della cava di
Santa Sofia, non
sono emerse novità. I carabinieri di Arezzo, Badia Tedalda e Sestino insieme ai
sommozzatori Vigili del fuoco di Firenze hanno scandagliato per tutta la
giornata di ieri, lo specchio d’acqua a sei metri di
profondità, senza trovare nemmeno una traccia o un indizio
riconducibile alla casalinga
50enne scomparsa dal
paesino toscano, il primo maggio scorso. Si è cercato un cadavere. Inutilmente. E anche il telefonino della donna, che sembra (fino all’ultima attività
di luglio) non si sia mai allontanato dalla zona. Ma nulla di nulla.
Da quel telefonino il primo maggio era partito un sms importante per
gli inquirenti: quello che recitava «Tu parli male di un uomo
di Dio ma io sono scappata con il mio amoroso». Il messaggio era arrivato (per
sbaglio) a un frate nigeriano, amico di padre Gratien, che vive a Roma e che
della vicenda, ha affermato ieri a ‘Chi l’ha
visto?’, non sapeva nulla. Aveva
visto solo due volte Alabi, racconta, nel 2012 e quando il primo maggio gli
era arrivato l’sms aveva creduto fosse stato un errore. Non sapeva neppure chi fosse il
mittente: il nigeriano non aveva mai
conosciuto Guerrina.
E allora quel cellulare era davvero nelle mani del prete quel primo maggio e
non in quelle della Piscaglia? Dopo le ricerche nei laghi, le indagini tornano
al punto di partenza. Il frate Alabi dovrà restare a Perugia, a disposizione
della magistratura. I giudici del Riesame di Firenze hanno respinto il ricorso
contro il divieto di espatrio imposto dal gip all’ex vice parroco. (FONTE: Il Resto del Carlino)
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