Originario di Casteldelci sperimenta negli Usa un laser che sconfiggerà la cocaina
Antonello Bonci
La rivoluzionaria scoperta
di Antonello Bonci per combattere la dipendenza ELIMINARE
la dipendenza da cocaina attraverso una stimolazione elettrica mirata della
corteccia frontale, quella parte di cervello che viene
‘disattivata’ con l’uso di questa droga. La scoperta è stata effettuata da un
gruppo di studiosi statunitensi guidati dal professor Antonello Bonci, 46 anni,
originario di Casteldelci, un piccolissimo comune del Riminese ed è già stata
pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Nature. Professore,
siamo veramente alla fine di uno dei flagelli del nostro tempo, la dipendenza
da cocaina?
«Mi auguro di sì. La sperimentazione sulle persone dovrebbe partire entro la
fine di quest’anno, sia negli Stati Uniti che in Italia. Sono in contatto con
il Centro italiano antidroga per fare in modo che la sperimentazione parta in
contemporanea». Come
siete arrivati alla scoperta della possibile cura?
«Siamo partiti dall’osservazione di persone che assumevano cocaine e,
attraverso la risonanza magnetica abbiamo osservato che la corteccia frontale
era ipoattiva, cioè praticamente spenta. Sono così partite le osservazioni sui
ratti dipendenti da cocaina e con l’aiuto dell’ingegneria genetica è stata
inserita una proteina che, risvegliata da un raggio laser, nel giro di un’ora
ha eliminato la dipendenza da cocaina nei ratti». E’
una tecnica applicabile anche alle persone?
«Non con il raggio laser, questa metodologia non è ancora approvata per gli
umani. Ma possiamo avere gli stessi risultati con la stimolazione magnetica
intracranica che non è invasiva ed è priva di effetti collaterali. Consiste
nell’appoggiare una sonda alla testa del paziente per dare una stimolazione
elettrica mirata, in questo caso la parte interessata è quella della corteccia
frontale (area importantissima del cervello che riguarda la capacità di
prendere decisioni ma anche di controllare i propri comportamenti, ndr)». Professore,
questa importantissima scoperta potrebbe non piacere alla criminalità che
controlla lo spaccio di cocaina. Ha qualche timore?
Sorride e attende qualche attimo prima di rispondere: «Sì, ho pensato anche a
questo ma io sono un medico e il mio compito è aiutare le persone. Questa è la
mia unica preoccupazione. E siamo riusciti nel non semplice compito di capire
che c’è una causa e un effetto tra assunzione della cocaina, spegnimento della
corteccia frontale e sua riaccensione attraverso la stimolazione». Quando
pensa di rientrare in Italia?
«A luglio. E penso proprio che andrò anche a Casteldeci per riposare un po’».
(Il Resto del Carlino)
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