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    venerdì 9 marzo 2012

    Tre tracce per il Leonardo perduto prossima mossa: passare dal retro

    Su due indizi l’Opificio chiede più cautela e maggiori approfondimenti. Uno dei prelievi rimanda a un’altra opera  nei cui colori è stato trovato questo materiale.
    Tre tracce per Leonardo. Sono pronti i risultati della caccia alla Battaglia di Anghiari da parte dell’ingegner Francesco Seracini. Pigmento di manganese, cristallo di lacca, polvere di mattoni: su questi tre indizi si basa il futuro della ricerca dell’affrescomito dell’arte italiana. Basteranno per andare avanti? Lunedì il sindaco Matteo Renzi presenterà i risultati e probabilmente delineerà il lavoro del futuro. L’idea sarebbe quella di iniziare a intervenire sul retro della parete dove si troverebbero tracce di Leonardo, all’altezza del punto che, sulla parte frontale, ha permesso i prelievi più interessanti.

    Tra l’altro non è escluso che si decida di lasciare il ponteggio usato dal gruppo di Seracini nel Salone dei Cinquecento per restaurare l’affresco del Vasari. Un’operazione che richiederebbe un anno e che ovviamente sarebbe svolta dall’Opificio delle Pietre dure.

    Ieri Seracini ha presentato i risultati del suo lavoro con l’endoscopio proprio ai tecnici dell’Opificio. Alcune settimane fa si era deciso che l’istituto di restauro facesse delle controanalisi sui materiali prelevati dal professore. Non è più possibile, visto che la conferenza stampa di Renzi è fissata tra pochi giorni non c’è tempo per alcun nuovo accertamento. Così ieri sono stati valutati sommariamente gli elementi portatati dallo studioso, che insegna all’Università di San Diego. I tre prelievi più interessanti arrivano da uno dei sei buchi. Intanto è stata trovata una traccia di pigmento di manganese. Si tratta dello stesso materiale presente nei colori di un’opera di Leonardo, quindi si ritiene che dall’artista potrebbe averlo usato anche per realizzare la battaglia di Anghiari. Poi c’è il cristallo di lacca, grande circa un terzo di millimetro. Anche questa potrebbe essere la traccia di un pigmento utilizzato sempre per dare colore alle scene dello scontro tra fiorentini e milanesi. Su questi due punti i tecnici dell’Opificio hanno suggerito cautela prima di dire che siano significativi. Sarebbero necessari altri approfondimenti. Infine è stata prelevata della polvere di mattoni, che negli intonaci normali dell’epoca non si trova e farebbe pensare ad una preparazione speciale, destinata ad accogliere un affresco.

    I tre prelievi più interessanti risalgono tutti a dicembre, cioè a subito dopo l’inizio dei lavori. Seracini aveva fatto sei buchi di pochi millimetri in corrispondenza di lesioni dell’affresco vasariano, collaborando con l’Opificio delle Pietre dure. Un settimo foro venne impedito dalla soprintendente Cristina Acidini proprio perché avrebbe danneggiato la pittura. L’operazione, sponsorizzata dal National Geographic aveva fatto scoppiare polemiche. Un nutrito gruppo di studiosi l’aveva attaccata sottoscrivendo una lettera scritta dallo storico dell’arte Tomaso Montanari e Italia Nostra aveva presentato un esposto in procura. (Firenze.Repubblica.it)
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