Dibattito aperto dopo l'approvazione dei Comuni di Badia
Tedalda e di Sestino di un progetto di allevamenti biologici di Chianina con il
coinvolgimento dell'azienda Aboca
Con la recente approvazione da parte dei comuni di Badia
Tedalda e di Sestino di un progetto di allevamenti di razza Chianina biologici,
programma che vede coinvolto anche un soggetto di levatura internazionale come
"Aboca", si è aperto un dibattito, che dovrebbe far
uscire dal silenzio e dalla irrilevanza i prodotti di queste nostre
montagne. Il dibattito, attualmente, più che "tecnico" è
politico, e a renderlo tale non è stata solo la minoranza consiliare di
Sestino ma anche la Coldiretti. C'è tempo - lo speriamo, giacchè come
Associazione abbiamo messo al centro sempre il "prodotto" e l'
"imprenditore agricolo"- perchè il problema venga affrontato in
maniera costruttiva, nell'interesse di tutti i nostri agricoltori. L'argomento,
comunque, ha un orizzonte molto più ampio. Riteniamo che il futuro anche delle
nostre popolazioni si giochi sulla "qualità" del prodotto alimentare,
sulla sua tipicità. Fu un grande salto nel futuro quando, ormai
trent'anni fa, gli allevatori di Sestino e di Badia Tedalda, dopo lunghe
discussioni confortate dalla competenza e sensibilità di Associazioni come la
Coldiretti, abbandonarono gli allevamenti ibridi e scelsero, tutti, la
Chianina. Le scelte vanno accompagnate nel tempo, e questo è mancato: una
mancanza macroscopica, che può confondere le idee quando c'è la necessità o la
possibilità di guardare a nuove sfide. E queste sono molte. Quasi
quotidianamente assistiamo alla manipolazione dei prodotti alimentari, con
gravi conseguenze per la salute, per il lavoro degli onesti. L'invadenza dei
nuovi sistemi di concimazione ha prodotto spesso "desertificazione",
insalubrità. Abbiamo in Italia - dal Nord al Sud – situazioni generate da
un malessere morale e comportamenti conseguenti. Il controllo della
filiera – che per il biologico non è irrilevante – è una necessità, pertanto,
nell'interesse della collettività. Per le realtà di Sestino e di Badia Tedalda
il passaggio al biologico diventa un traguardo naturale, giacchè gli
allevamenti si basano sul semibrado e la stabulazione libera, con ampi
prodotti aziendali a supporto, e già il "fattore biologico"
risulta nei capi del 40%. Più volte anche la Coldiretti toscana ha
rilevato con piacere che "il boom del biologico continua, seppure a
ritmo meno sostenuto", e che la Toscana è alla avanguardia in ciò, con le
maggiori concentrazioni biologiche nelle Provincie di Firenze, Siena,
Grosseto, Arezzo. La crescita della richiesta di prodotti biologici –
anche se per ora sono pochi i casi in zootecnia rispetto agli altri
comparti – non solo sono una opportunità di "mercato" ma ormai una
esigenza di vita . E proprio per questi motivi la CIA Toscana - tra i
vari esempi positivi - ha organizzato a Bruxelles un convegno sulla riforma del
biologico: "Parole d'ordine:semplificazione e controllo". Il
mercato "tira" ( e la Chianina non riesce a soddisfare tutte le
richieste) perchè i cittadini hanno capito che il biologico è una
garanzia di salubrità, di qualità. Ma occorre mettere ordine e riscrivere le
regole". Più che contrastare i progetti innovativi, crediamo, c'è bisogno
di informare, condividere, costruire il nuovo, non restare ancorati a schemi
"storici". In questo le Associazioni- e a Sestino la Coldiretti è
l'unica presente – dovrebbero interessarsi, per aiutare gli allevatori,
di un sistema veterinario efficiente, di prospettive di mercato, di
apertura a nuove forme di vendita anche in montagna, dove abbiamo una struttura
nazionale - come il Centro Selezione Manze e Servizi di Ponte Presale –
che può diventare una struttura moderna polivalente, a vantaggio soprattutto
degli allevatori e dei vari prodotti della montagna. Ma anche l'avviato
discorrere sulla possibilità di certificare un prodotto a denominazione
comunale (DECO), porterebbe altre sicurezze e visibilità. Un tempo la
"bonomiana" era una "scuola di agraria e di socializzazione".
Oggi, "giornata della vita", papa Bergoglio ha ripetuto ai
coltivatori cattolici: "Coltivare e custodire le terra", per dare
cibo e salute a tutti gli uomini.
Giancarlo Renzi, direttore
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