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    domenica 14 dicembre 2014

    Valorizzare il paesaggio della Valtiberina

    Recentemente lo Societa Storica Aretina ha celebrato la conclusione di un ciclo di conferenze con  una “conversazione” tenuta  dall’Arch. Gian Franco Di Pietro e dal prof. Leonardo Rombai sul paesaggio della Valtiberina, della Valmarecchia e della  Valle del Foglia.
    Il tema “paesaggio” è tornato ribaldamente all’attenzione in Toscana con  la geografia  del  “Chianti” e  i deliberati della Regione e in Piemonte con le Langhe, dichiarate “patrimonio dell’Unesco”. Ma paesaggio e difesa del suolo sono stati argomenti richiamati diffusamente in varie occasioni dei disastri ambientali con le recenti alluvioni. L’opportunità offerta dall’incontro aretino partiva naturalmente dal fondamentale lavoro sul censimento dei beni culturali “La Valle Tiberina Toscana”, di Di Pietro-Fanelli, del lontano 1973 e richiamava anche il più recente “Il paesaggio toscano.L’opera dell’uomo e la  nascita di un mito”, che dedica  spazio anche alle zone sestinati e ai paesaggi  nell’arte. Tema anche questo che ci coinvolge, per i recenti dibattiti sui paesaggi della “Gioconda”, da alcuni studiosi individuati proprio come Valmarecchia e  Sassi di Simone e Simoncello compresi.
    La conferenza di Di Pietro-Rombai ha riguardato direttamente anche  il paesaggio di Sestino, dallo spettacolo offerto dai massi “naviganti  tra le nuvole” (P.Rumiz) del Sasso di Simone e del Simoncello, ai pendii che scivolano dalla vette  appenniniche verso il Presale. Uno squarcio paesaggistico come opera d’arte, basata sui campi chiusi di antica provenienza. Tutta l’area che riguarda questo superstite campione di piccoli appezzamenti di terreni provenienti da minuscole proprietà  di  antico regime, rappresenta il cuore di questa tipica  organizzazione agraria. Proprio per questo dovrebbe diventare una “paesaggio campione” da costituire in “Sito di importanza comunitaria” o “parco del paesaggio agrario”.  Ciò, nonostante il vocabolario che spesso suscita subito prevenzioni, sarebbe non solo una valorizzazione ( pensiamo al Centro Fiere e Servizi e Centro  Selezione  manze” di razza Chianina,  di Ponte Presale, che è situato nel bel mezzo di questo ambito, denominato “Pian di Rogna”)  ma anche una ulteriore garanzia sulla stabilità  del versante.
    Tutta la zona, infatti, è interessata da una paleofrana, che all’apice, sul crinale di Calgaglia, del tutto latente non è, tanto che sono stati effettuati vari interventi di consolidamento dei versanti.
    Giusto durante questi lavori, allora effettuati dalla Comunità Montana Valtiberina, furono trovati sepolti due tronchi di “metasequoia”  mineralizzati e datati a circa 14 milioni di anni fa. Ai piedi della valle, durante lavori di  ampliamento di una curva della Strada provinciale Sestinese, furono rinvenuti due tronchi di “abetine”, di un’età di circa 4 milioni di anni: reperti purtroppo oggi risultanti dispersi.
    Se, dunque, il paesaggio è una “bellezza” caratterizzante un po’ tutta l’Italia collinare e montuosa ma anche un elemento economico, per la grande attrazione turistica che oggi  costituisce, diventa urgente investire sulla sua  conservazione. Sestino ha, appunto, squarci di particolare importanza. Nella fattispecie non solo si costituirebbe, con una dichiarazione di “parco” o di “SIC” una condizione duratura di difesa del suolo ma si potrebbe trovare la collaborazione dei proprietari con valide agevolazioni.
    All’eccellenza  della Chianina, uniamo, dunque, l’eccellenza del paesaggio agrario. L’Unione  dei Comuni, che ha tra i temi l’urbanistica, ha un ruolo impellente di vera sinergia.  

    Giancarlo Renzi (FONTE:Valtiberinainforma.it)
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