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    mercoledì 23 novembre 2011

    Perché Pieve Santo Stefano ha detto no all'Unione dei Comuni

    Lo dichiara l'avvocato Francesca Calchetti

    L'amministrazione di Pieve Santo Stefano ha partecipato attivamente a tutti gli incontri in Comunità Montana sia in Commissione Statuto  sia in Conferenza dei Sindaci aventi all'ordine del giorno lo Statuto dell'Unione dei Comuni. In entrambe le sedi istituzionali i rappresentati di Pieve hanno chiesto che le funzioni del Presidente non fossero maggiori di quelle del Sindaco, che le decisioni più importanti fossero prese dalla Giunta Esecutiva formata da Sindaci o loro delegati, che la forma di governo della costituenda Unione dei Comuni, comportando la responsabilità diretta del Comune nelle scelte dell'Unione,  dovesse essere presieduta  a turnazione da un Sindaco dell'Unione, o da un suo delegato, per garantire un controllo efficiente ed efficace dell'operato dell'Unione da parte del Comune. Il Sindaco Bragagni  si era anche reso disponibile ad accettare la soluzione transitoria di  un Presidente "politico", posto che la regola dovesse essere la turnazione dei Sindaci.
    Ciò nonostante lo Statuto dell'Unione presentato al Consiglio Comunale di Pieve Santo Stefano, pur avendo fortemente ridimensionato le funzioni del Presidente, come richiesto dai rappresentati del Comune di Pieve, non contiene le clausole richieste di garanzia per i Comuni di incidere sulle scelte effettive dell'Unione avendo mantenuto una Presidenza di stampo politico e soltanto una norma transitoria di revisione dello statuto di dubbia fattibilità. Lo Statuto non contiene inoltre le precisazioni richieste in ordine alla riserva del Comune di Pieve di  escludere tra le funzioni sociali residenza sanitaria e servizi cimiteriali: l'amministrazione Bragagni ha svolto un importante opera di risanamento del buco di bilancio lasciato dall'amministrazione Palazzeschi e vuole mantenere questo status faticosamente acquisito. Inoltre sono del tutto incerti i costi di costituzione dell'Unione dei Comuni e di scioglimento della Comunità Montana Valtiberina.
    L'Unione, in tendenza con la semplificazione amministrativa e la riduzione dei costi della politica avrebbe dovuto nascere per semplificare ed economizzare non per creare un'altra struttura a perdita, con organismi di tipo politico e non economico-funzionale. Con la differenza rispetto alla Comunità Montana che i Comuni aderenti rispondono con il proprio patrimonio.
    Pieve non è assolutamente contraria al principio dell'Unione dei Comuni ma a come questa unione è stata adesso realizzata.
    Il Sindaco Bragagni ed il suo Vice Marcelli non sono nuovi a scelte in controtendenza che poi sono risultate lungimiranti e col passare del tempo hanno fatto cambiare idea a molti: basti pensare che Pieve fu l'unico comune a non aderire all'Ato 4 dell'Acqua poiché il Sindaco aveva capito prima di altri che non avrebbe condotto a nulla di buono. Anche in quel consiglio comunale l'opposizione capeggiata da Palazzeschi si scaglio contro la scelta dell'amministrazione (come oggi l'opposizione di Franceschetti) per poi capitolare e cambiare idea negli anni successivi.  
    Pertanto, Pieve non aderendo oggi all'Unione sarà libera di scegliere, secondo il prevalente interesse della propria cittadinanza, e di convenzionare o meno servizi con gli altri Comuni dell'Unione, valutando caso per caso la convenienza, l'economicità e l'efficienza del servizio.
    In ordine al comunicato della minoranza di Franceschetti, non posso che evidenziare come le illazioni sul mio conto siano fine a se stesse, dal momento che nella mia presidenza in pectore sono state rese note le difficoltà finanziare del Sociale in Valtiberina e la seria preoccupazione il suo risanamento. Non riscontrando una volontà politica di compiere scelte coraggiose ed efficaci, ma solo quella di mantenere la vecchia guardia, il mio ruolo compensioriale è venuto meno ma rimane a livello del Comune che mi ha eletta e per rispetto proprio dei miei concittadini continuerò a perseguire l'innovazione, l'efficacia e l'economicità amministrativa, anche dicendo no, per le motivazioni sopra esposte, a questa Unione dei Comuni.
    Francesca Calchetti
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