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    sabato 27 novembre 2010

    “Di Guerra si muore” di Maria Grazia Linares


    “Di guerra si muore” è un ritratto realistico della vita in trincea negli anni cruciali della prima Guerra Mondiale; L'autrice porta il suo sguardo e conduce il lettore a prestare attenzione ai soldati originari del comune di Badia Tedalda, in cui ha vissuto a lungo e delle cui vicende storiche si è spesso interessata. La Linares immagina la storia del giovane Tenente Alfredo Crecchia e dei suoi soldati in trincea: le vicissitudini e le morti sembrano ormai talmente comuni, attese e, altresì, inutili ma ineluttabili, che i soldati sono assuefatti all'orrore; la mente sembra, con ingenua autodifesa, cancellare la memoria dei compagni morti e degli orrori subiti. Sarà l'amore del tenente per
    la dattilografa Laura ed altri vitali accadimenti, fortunatamente semplici e “poco eroici”, a riportare la speranza nell'animo umano distrutto dall'orrore di una carneficina annunciata. La ricostruzione bellica dell'opera è, da un punto di vista storico, un ottimo contributo della Linares allo studio del primo conflitto mondiale. Il libro denuncia l'assurdità e la violenza del conflitto, le condizioni di vita miserevoli della gente e dei militari, ma anche i forti legami di amicizia nati tra soldati di diversa estrazione culturale e delle località italiane più disparate. In questo senso l'opera rievoca le sensazioni e le emozioni del ben noto film “La Grande Guerra” di Mario Monicelli con Alberto Sordi e Vittorio Gassman e, come il film, è un inno alla pace, un monito a rifuggire lo scontro bellico. La convivenza obbligata tra ragazzi mai venuti a contatto, contribuì a formare in parte uno spirito nazionale fino ad allora quasi inesistente anche se in forte contrasto con le istituzioni e i comandi, percepiti come responsabili di quel massacro. L'autrice descrive, tra l'altro l'ottuso comportamento di un generale che avrebbe potuto condurre, un italiano, ad ingiusta morte. Ottantanove soldati di Badia Tedalda non fecero ritorno ed è perché, in definitiva, la loro memoria non svanisca del tutto che l'autrice ha voluto immaginarne le vicissitudini. Il Programma della mattinata prevede vari interventi tutti tesi a delineare il profilo dell'autrice e i tratti salienti dell'opera. Dopo il saluto delle Autorità, l'introduzione toccherà a Michele Foni, curatore di rubriche giornalistiche culturali e di romanzi di vari autori specialmente nel territorio della valtiberina toscana. L'Illustrazione dell’Opera passerà poi nelle mani dell’Autrice che darà l'avvio ad un pubblico dibattito che è da immaginarsi nutrito, visti i riferimenti del libro agli abitanti di Badia Tedalda. La Linares è autrice, tra l'altro, del libro “Lo chiamavano Cavallo Pazzo” presentato proprio a Badia Tedalda nell'autunno del 2008.
    La locale Pro Loco attualmente presieduta da Fulvio Piegai inviterà tutti gli intervenuti, alla conclusione dell'evento, ad un aperitivo che oltre che festeggiare l'autrice confermerà, ancora una volta, l'ospitalità di un sodalizio che ha radici storiche e che pesca, a piene mani, nel più classico
    atteggiamento cordiale della comunità di Badia Tedalda.
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